Ci si morde e ci si divora: oggi su WhatsApp come 2000 anni fa altrove


di Bruno Mastroianni

Lo spirito di contrapposizione non è nato con WhatsApp. Semplicemente è venuto a galla. Interessante il dibattito di questi giorni su La Repubblica e su altri media a proposito delle chat e del loro uso-abuso tra genitori a scuola. Il problema: su questi gruppi vengono fuori risentimenti, rancori, scontri, ecc. che non aiutano il lavoro scolastico anzi ne compromettono il clima.

Ebbene, occorre guardare in faccia questa realtà con molta sincerità. Perché in essa si cela la grande occasione di fare qualcosa. Ciò che sta avvenendo su WhatsApp infatti accadeva anche prima. Da che mondo e mondo il rapporto tra genitori e insegnanti e tra genitori tra loro, a scuola – come in tutte le realtà umane relazionali –, è complesso.

Quello che accadeva prima è che risentimenti, recriminazioni, invidie, si vivevano nel nascondimento di piccoli gruppi o in corridoi al riparo da orecchie indiscrete. Oggi, grazie anche all'effetto "distanziante" della app, ce li ritroviamo visibili e scritti nero su bianco, sui nostri dispositivi. Qui il centro della questione: il digitale non è affatto virtuale ma realissimo. L'odio è odio, che sia scritto su un touch screen in caratteri helvetica o espresso col suono della voce. È di quello che ci dobbiamo occupare.

Da dove viene l'odio online?

Tra l'altro questa spinta all'odio e al conflitto viene da lontano. C'è sempre stata negli uomini la tendenza a chiudersi in gruppi di opinioni omogenee e scagliarsi verso chi la pensa diversamente ma, nella nostra epoca, questa deriva ha subito un doppio potenziamento. Il primo dovuto a un lungo periodo di "diseducazione alla contrapposizione" da parte dei mezzi di comunicazione che ci hanno reso dei perfetti provocatori e polemisti. A questo si è aggiunto il secondo potenziamento: le tecnologie che ci mettono in modo facile, economico ed efficace, in connessione.

Pensiamo al dibattito dei veleni tra Trump e la Clinton che ha offerto l'ennesimo spettacolo di insulti e accuse vicendevoli da record. Ecco, questo procedere per continue contrapposizioni e conflitti è una modalità a cui i media – soprattutto nella loro versione classica – ci hanno abituato per decenni. Sembra che su ogni questione ci sia sempre e solo una posizione A contro una B che si devono fronteggiare divergendo in modo polarizzato. La pagine di giornali vengono impaginate con una voce "pro" e l'altra "contro" nella colonna affianco; i talk show schierano sulle poltrone la "parte" e la sua "controparte"; la retorica del "a favore o contrario" diventa l'orizzonte ineluttabile in cui articolare ogni opinione.

Un tempo bastava darsi un contegno

È grazie a questo traning che ci siamo abituati a schierarci in contrapposizione come primo riflesso in ogni discussione. Ora lo trasferiamo su WhatsApp e sui social semplicemente perché, finalmente, la tastiera è nelle nostre mani: siamo stati abilitati – grazie agli strumenti tecnologici – ad avere una potenza di voce che prima non avremmo avuto.

Da qui l'occasione: anche prima c'erano polarizzazioni, risentimenti e scontri, ma li vedevamo meno. Si vivevano in gruppi più circoscritti nello spazio e nel tempo. Il medium era principalmente orale e altamente volatile. Ora sono davanti ai nostri occhi, scritti nero su bianco (tra l'altro su sfondo retroilluminato), costantemente attivi, capaci di raggiungerci in ogni luogo. Una volta bastava darsi un contegno in pubblico e l'odio, seppur presente nell'ambiente umano, diventava più sopportabile (solo perché meno visibile). Ora è davanti a noi quotidianamente, visibile e per nulla nascosto.

Saper leggere e scrivere online

Nelle passate l'epoche l'umanità ha sempre in qualche modo saputo rispondere alle sfide educative. Tanto che, se ci pensiamo, abbiamo acquisito una consapevolezza enorme: oggi qualsiasi società avanzata sa che occorre mettere tutti i cittadini nelle condizioni almeno di saper "leggere, scrivere e fare di conto", altrimenti non si svilupperebbe la libertà e la consapevolezza minima per partecipare all vita comune. Ecco, lo stesso dovrebbe avvenire nei confronti delle tecnologie digitali: serve un grande sforzo non solo di alfabetizzazione ma di educazione alle relazioni online. A partire dagli adulti: i più affetti dai decenni di diseducazione allo scontro dei media classici.

Iniziamo a farla a scuola, in famiglia nei luoghi di lavoro, se non funziona saremo i primi ad arrenderci. Ma se non si fa nulla e si propone solo di mettere su off e di chiudere i gruppi (veramente possiamo permettercelo?) non facciamo poi facili anatemi contro le tecnologie. Se su WhatsApp "ci si morde e ci si divora" è a causa degli uomini che ci sono dentro, non del contenitore. La citazione biblica risalente a quasi 2000 anni fa è voluta: in fondo occuparci di noi e della nostra libertà e la solita, vecchia e molto umana storia.